Cercare altrove ciò che non è altrove, puntare la pietra propria per condannare chi non è da condannare. Misero luogo, alzati e fa che sia esaminata in modo scrupoloso e attento dai suoi aguzzini quale sciagura più grande il mondo non attende: dilavando l’occhio impuro l’uomo tende a osservare meglio le irrequiete istanze delle vita propria e di quella che mai gli appartenne. E da vettore per la calamità che nessuno mai oserebbe indagare sarà proprio l’uomo, questo essere divenuto sempre più tardo nel pensiero e sclerotico di cuore, a esaltare ciò che i fenomeni elementari procreeranno con esaudita violenza tra incontrastate volontà. Ecco l’uomo cercato nell’altrove per essere condannato. Un abisso evoca immersioni di luoghi e di cataclismi alle orecchie delle orchidee e dei tulipani. Quando il crisantemo sarà sollevato dal suo campo illacrimato la terra perderà ogni suo colore e si spalancheranno i cieli sopra le acque innevate. La più grande risaia del globo diverrà un rifugio di sciacalli e dall’altro capo del mondo avrà luce un parto dalle dodici doglie presso il dimenticato borgo delle più disprezzate colombaie. Saranno puntate pietre per condannare chi non è da condannare. A mescolati linguaggi si salverà solo una parte, il resto che la verità ha voluto per sé. Ambasciata di silenzi e di aperti varchi tra le tenebre: la torre di chi ha preferito la sabbia già cede.
(11/03/2024)