Sia per te il mio respiro un inno di lode
Signore, nel mio lamento
ho dimenticato la mia colpa,
nel dolore inatteso
ho reso vana la speranza.
Eppure tu, Signore,
scrutando le mie opere
mi hai concesso misericordia
non badando al mio peccato.
Ecco. Sceso nel torpore
ho lasciato il mio corpo nel fango,
quel corpo che non più sete aveva, no,
e non più fame.
Nel giaciglio del silenzio
il mio pianto si è macchiato di buio
e nella solitudine del cuore
vi ho cercato una ragione, un vanto.
È così che l’uomo, forse,
nel suo orgoglio si riscopre nudo,
nudo da quella dignità
che in te soltanto trova un’origine?
Nella polvere dei miei anni
ho disteso la mia felicità
credendo finita l’esistenza,
abbandonato a quale fossa, a quale fossa.
Signore, cos’è l’uomo,
benché larva di terra,
sopra una terra di larve,
che osa alzare gli occhi, cos’è?
Tu, però, tu non te ne dimentichi
e, anzi, dopo averlo provato duramente,
vagliato e consolidato nella fede,
gli rendi nuova linfa nelle ossa.
Così hai mandato il tuo angelo a consolarmi,
lo spirito a rinnovare la tua alleanza
e i miei occhi si sono rialzati, sì,
ma per mirare nuovi cieli, adorandoti.
Concedimi la sapienza, Signore,
tu che mi hai preso sulle tue spalle
nel cammino impervio delle mie ferite
chiamandomi per nome, o Padre.
Sia per te il mio respiro un inno di lode,
un canto alla tua misericordia,
e sia per me l’amore tuo il mio respiro,
il mio canto perenne di lode e benedizione.
(01/02/2022)