Avrei silenzi da perturbare soltanto all’insonnia del peccato.
Il peccato di omissione più grande non è forse il tacerlo?
Silenzio, le disse. Poi, con un nodo alla gola, smentico della vita e di null’altro avvalorò il tormento e amaramente pianse.
Peccare non è cosa buona. Ma cosa buona non è soltanto il non peccare. D’altronde, per molte categorie di persone, è più fastidioso commettere il bene che ricevere un peccato.
La vera giustizia si perpetra esecrando la singola complessità che migra da peccato in peccato.
L’odio è la forma più esemplare per non contestare se stessi.
Oh, se il peccato si mostrerebbe così com’è ai nostri nudi occhi, chi potrebbe non morire dissanguato nelle lacrime?
Quando si contesta la fede è giunto l’attimo propenso, il filo conduttore che tutto previene e a cui tutto perviene, quella volontà creatrice, precursore del vero, che argina ogni materia e che nell’assenza della gravità scioglie ogni matassa.
Perché chiedere perdono? In quanto uomini siamo figli di una stessa madre e sottostiamo dunque alla medesima legge. Quella del peccato. Colei che ci ha purificati col sangue del Divino Amore ci chiede di chiederlo, invece, dimodoché ci sia dato.