Sul sonno e sulla veglia

Il sonno è la fragranza dell’estasi nella molecola del bacio della morte. Anela la risurrezione ad ogni possessione subita.

La più grande opera di misericordia è una vegliata carità.

Il sonno è l’aritmia del sogno, la facoltà dell’anima di giungere alla sua primavera.

Chi veglia è in uno stato. Come tale possiede una sua costituzione, una sua dottrina, delle leggi da rispettare.

La madre di tutte le colpe corporali, tuttavia, subisce violenza nel sonno. Quanto questo più profondo tanto più la colpa.

Quando l’alba del desiderio sfocia nel razionale ecco la veglia del cuore.

Quando il tramonto della passione sfigura l’anima di una creatura è il sonno a mortificare il tempo in errore.

L’inverno della carne emerge con la veglia, espressione dell’epifania teofisica.

Il matrimonio di sonno e veglia crea il regno degli uomini.

La separazione della veglia dal sonno è uno stato naturale.

La separazione del sonno dalla veglia è pari a un vilipendio.

Il sapore più onesto per un occhio stanco deriva da una degna veglia.

La più grande metamorfosi di una dissonanza si compie attraverso le varie fasi del sonno.

Quando la veglia respira il sonno suda. Viceversa, quando il sonno respira la veglia gela.

Il sonno in tutte le sue svariate formule. Quanta presunzione sognare un sognato sonno. Alchimia delle ragioni sfatate.

Oh! Quanto grazioso è questo stato. Quale sarà il suo nome se non bello, ritrosia del bello, tutto bello. E quale mente non ripenserebbe veglia, bella, tutta intera veglia.

La variante dell’attimo moltiplicata la dimensione non eguaglia mai un nobile sonno.

Quando il sonno parla nella bocca di un altro è giunto il momento di vegliare tacendo.

Figlio mio, veglia o sonno che sia, rispetta entrambi con tutto te stesso e con tutte le tue forze non lasciare ad alcuno di sopraffarle giacché l’uomo è la peggiore bestia quando veglia sulla veglia e sul sonno di un altro uomo. Non prova sonno!