Tra tutte le funzioni intellettive l’ultima nello spegnersi è quasi sempre quella della riflessione.
Il riflettere, questo ampio raggio di luce che illumina l’uomo condotto sempre più addentro il suo mai fugace avvenire, è un avvenimento che produce ascensioni non solo intellettuali poiché proviene da un cervello ben educato e consapevole dei limiti propri da raggiungere.
Quando l’umanità del pensiero si unisce alla diversità delle idee ecco generarsi la riflessione.
La riflessione non è detto che sia un atto esplicito di bontà.
Presso le dimensioni dell’amore, la riflessione è bandita nei cervelli più insipidi, abietti alla congiunzione del concetto sano e dell’immanifesto, plurale interesse.
Ammantare il proprio ego con un’erronea percezione della sovranità mentale della riflessione provoca inevitabilmente la sclerosi del cuore bissata dall’emorragia dell’intelletto.
Riflettere, riflettere. Quanto basta per non esaurire le potestà mote, interiori firmamenti di sapienza e di discernimento, che popolano le coriacee strutture auree delle potenze elementari dell’anima.
Figlio mio, la riflessione correttiva equivale alla maternità di una carezza, bacio dell’infinito nell’infinità del suo bacio.
(15/12/2021)