Sulla rivelazione e sulla illuminazione

La rivelazione non è che l’atto partecipe onnicomprensivo nel quale il colloquio divino si contrae, scomponendo il suo vitale principio, nell’intuizione cosiddetta e umana.

Senza la compassione la rivelazione propria e in se medesima non promuoverebbe mai il suo procedimento sovrannaturale così com’è: innervata dai parametri dell’espanso.

L’illuminazione differisce dalla rivelazione in quanto l’ampio spettro neuronale che circonda i campi tutti sensoriali arricchisce l’essere nella possessione univoca del sé storico e universale. Come dire, l’illuminazione è il fondamento; la rivelazione l’estrema vetta.

La rivelazione e l’illuminazione sono il trono della Sapienza.

Quando nell’uomo si compie una rivelazione non sempre i fattori che individuano il presagio sono integrati ai canali intellettivi sorpassati dalla condizione posta in essere nello spazio-tempo inconosciuto che il tutto smuove nell’apoteosi momentanea di uno stato natìo di pura veggenza.

L’illuminato trae vantaggio e dal dono, e dal dono che dona.

La rivelazione è la conoscenza che l’uomo viaggia.

Coniugare la rivelazione all’illuminazione è Pulsar Spirituale.