Nulla si può esplicare verbalmente se non attraverso l’ausilio della sì detta testimonianza.
La testimonianza è la chiave per aprire o chiudere un intervallo di più tempi delineati dalle azioni degli esseri viventi. Una chiave maestra. Non doppiabile dunque, epperò manipolabile in ogni suo aspetto.
La testimonianza è una freccia infuocata talvolta, altre un telo di stoffa scarlatta. In entrambi i casi, tuttavia, l’uomo può dire beato chi ne ha piena la faretra e il catino. L’uomo, questo essere sempre più esclamazione degli accadimenti costanti, dei fatti.
La testimonianza è sempre nubile. Corruttibile e, per volontà, quindi, riprodotta. O, per natura, mai corrotta.
Non esiste testimonianza senza missione, non esiste vita senza missione.
L’uomo dal suo cuore, troppo spesso fallace, trae il bene e il male. Tuttavia, tra i due antagonisti, a sopravvivere più a lungo è sempre l’agonista, ovvero la testimonianza, disciplinata per graffiare il podio dell’esistenza di se stessa.
Nemmeno la testimonianza di un bimbo può essere giovane, e non solo quelle testimonianze sono tra le più innocenti.
Vivere o morire: figlio, davanti a te ci sono due porte e in mano hai una chiave, la testimonianza. Possano le tue mandate spalancare a tanti la via della verità e della vita.
(20/01/2023)