Sulla volgarità

Chi può espatri dalla volgarità. Essa risiede senza domicilio alcuno, essendo approdo comune di un maestoso naufragio.

Sebbene il volgare anzitutto coniuga i suoi primi attributi con le clausole dell’imbecillità non è scontato che l’imbecille sposi tra i suoi diritti più popolari il dominare ladro della volgarità.

Quando non si lascia tacere nemmeno il silenzio ci si trova dinanzi al buio momento della dittatura più esasperata di ogni volgarità.

Non ho nulla da aggiungere, disse il saggio al profano. Questi cominciò, allora, ad esprimersi nel frastuono della lingua in un movimento così snaturato il quale lasciò evadere dagli occhi del saggio un principio di insana moralità. Ecco in che modo la volgarità, in tale circostanza, prese la direzione meno corretta verso il vicolo cieco della convinzione più errata.

Per l’essere umano è meglio consolidarsi nella volatilità di un autocontrollo mediocre che sottostare alle incriminazioni di un autogoverno volgare.

La volgarità non è mai stata e giammai sarà figlia del volgo. Ciò non vuol dire, tuttavia, che non ne sia apparentata.

Un cuore volgare ben risponde, sempre, alle percezioni del suo cervello corrotto. Si badi alla dinamicità degli organi.

La volgarità è l’ultimo dogma di un assioma oppugnabile.