Ancora la cicala troverà, nel luminoso ristagno delle foche balbuzienti, tra le prossimità dei mari sudati prede dei più grandi abbandoni, il suo insaziabile canto insopprimibile per favorire la riproduzione del futuro affinché, col suo ineffabile sentimento a tre voci (armato nel dettame di una superiore coscienza), il suo accecarsi innanzi a quel rivolo di passione e di perpetuità – irripetuta perfino dalla somma di ogni indefettibile matematica – infranga la smorta ragione di una sporca condotta avanzata dai padroni effimeri dei più macabri eventi, i molestatori messi a capo dei ceppi aridi e gelidi dai loro stessi aguzzini fin dall’avanzare paludoso dei ristagni marini tra le orche affamate anzitutto delle proprie proli, riproduzioni di un antico e sempre infedele tormento-presente, alla mercé della morte strumentalizzata dalla più vile e infame tra le delinquenze. Ancora, sì, ancora la cicala troverà nel suo insaziabile canto, tra le prossimità degli afosi orizzonti – spumeggiati e meriggiati dalle facoltà incorruttibili dei nascituri tempi -, l’architettura armoniosa e perfetta per laurearsi in pienezza e perpetuità prima, addietro se stessa, che l’umana stele macabra sia sradicata dalla radiosa potenza.
(07/06/2022)