Dovremmo rincorrerci sui palmi dell’abbandono, tra le salite ultime del fiato. E come i passi tracciano solchi ora severi, ora delicati, sugli altipiani delle verità, così noi, armati di quella dolcissima parola che rende mite l’uomo tra le complessità dell’anima, potremmo lasciare che l’altrui sete prosperi di pari abbondanza sull’amato seno della conoscenza per l’affermazione conclusiva della bellezza tra le raddolcite labbra di una volontà che ci rende incarnati angeli.
(05/12/2022)