Verso l’aprile di quel giorno
Venuto al mondo non per mia volontà ho, dunque,
ereditato una missione. Proprio come ogni essere.
Presto sarò con me stesso
e baderò bene ad andarmene
per i campi bagnati dove sorgono i meli.
Una montagna di parole mi rovinerà contro.
Tardi, troppo tardi.
Poiché avrò appreso l’arte sana del silenzio.
Si. Accadrà che presto, davanti a molti,
andrò, nel sentirmi amato, verso l’aprile di quel giorno
che credetti abbandonato perfino da me stesso.
E, tra i campi appena risorti, sul mio capo cadranno
fiocchi di melo bagnati dai cieli possenti e vicini.
Tutte le costellazioni canteranno il mio nome
quando il firmamento si schiuderà nella tempesta perfetta.
Di me non si dimenticherà l’infanzia teofisica
e perfino nell’irricordabile avrò il suo ricordo
poiché mi sono fidato
e per questo atto misterioso che è la vita
sarò raggiante come la plenitudine di una promessa.
(ad Abramo)
(22/10/2018)