Vertebra dell’aurora



Irrigidisci la bocca, incatena la lingua e lascia che l’arsura si attacchi a quel palato infiammato dalla sete e dalla fame. Sì. Imponiti un giogo di vetro e di lame sul tuo già provato collo nella consapevolezza che a peso umano caricato corrisponde la ferita della parola deglutita per ogni passo calpestato. Non indugiare con lo svestirti dei tuoi abiti abituali, quei ricordi beneamati frapposti al logorio delle più coscienti memorie. Vaga, infine, per le affollate vie dei tuoi sanguinanti pensieri, aldilà di ogni cerimonia cerebrale, e fai della tua mente una pentola vuotata da qualsiasi presentimento temporale ove il massacro della sensibilità renda visibile ad ogni membro del corpo tuo lacero la selettività furiosa della increata volontà che ti compose a suono nel mio canto, a vertebra dell’aurora, a sussulto del mio compimento per l’apoteosi gioiosa della stessa gioia, creatura concepita senz’alcun distacco dall’alto. Il tuo nome sarà il precursore del mio nome, la tua voce diverrà la spada che affilerà la mia parola e il tuo sangue berrò nel calice primo della redenzione. Quando tutto questo avverrà l’esistenza non avrà più collocazione terrestre né abiterà spazi e luoghi temporali. Io, in quel giorno preceduto dalla morìa delle lune e del sole, non avrò riguardo per chi ha tentato di spegnere quel fuoco che ci ha battezzato a uomini e computerò a giustizia ogni azione ed ogni opera per beneficare e per demolire, per elevare e per umiliare, poiché la mia alleanza vive da sempre nel grembo inviolato che mi ha voluto figlio e amore, via, verità e vita nel verbo del Padre.

(31/05/2022)