Vidi, poi, un essere simile a figlio d’uomo

M’afferrò. Vidi, poi, un essere simile a figlio d’uomo seduto lì, sulle scarse rive del grande lago, che aveva tra la mano destra e quella sinistra un candelabro dalle sette fiamme, e le sette fiamme avevano sette teste dai sette occhi. Egli portava in petto un nome che scintillava sangue ed acqua, dominate dal suo cuore a due facce, e la tempesta che fuoriusciva dal suo sguardo sovrastava un globo sospeso sul fulgido fuoco proveniente da tre delle sette fiamme. Non potei, non potei guardare il suo volto poiché la luce che procreava mi fece avere doglie come di una partoriente per quattro volte, e quattro viventi vidi assisi alla sua presenza, uno per ogni direzione del vento. Uno di essi mi venne vicino e ravvivò l’anima che giaceva di fianco al mio corpo caduto bocconi e così, rianimato dalle mie trascorse doglie, ebbi una visione. Mi trovavo tra quattro mura che misuravano gli stessi cubiti nei metri di un’atmosfera immobile ed ero intento nello scrivere di ciò che avevo visto dapprima, dell’essere simile a figlio d’uomo col suo candelabro, del globo e i quattro viventi quando dalla mia bocca, sofferente per l’arsura dei pensieri, non una voce uscì, no, bensì una spada affilata e a due tagli. Avrei voluto parlare e nel solo pensarlo la spada spalancò il libro ove stavo scrivendo e lo divise in due parti. A sinistra incise a sangue il nome illeggibile del figlio d’uomo, a destra purificò con acqua tutto ciò che sino ad allora avevo scritto. Le mie mani non avevano più dita ma dieci folgori, una per ogni paese guardato dai sette occhi delle sette teste delle sette fiamme del candelabro che mi stringevano le mani. M’afferrò lì, sulle scarse rive del grande lago, l’essere simile a figlio d’uomo e in presenza dei quattro viventi srotolò il mio libro.

(11/02/2022)