Viscere di un sentimento in costante ascensione
Il mio pensare
non è che lo sviluppo
del tuo pensiero
quando pensa di pensarci
in un moto non restrittivo
ma ampio,
compiutamente sconfinato.
E tutto diviene la nostra parola
perché tutto parla con noi,
di noi,
tra le frequenze indecifrate
della compenetrante vita.
La presente.
La celeste.
Anche le stelle
vorrebbero indicare,
con i loro
notturni alfabeti esplosivi,
le luci che vanno ricreandoci
a esistenze sempre nuove
ai ritmi visuali che gli uomini,
malgrado gli stessi uomini,
ancora non posseggono.
E in questa tempesta di luci,
di colori, di suoni,
a scaldare il petto nostro
è sempre lei,
la creatura fortificata,
la compatta.
Oh, visione
che acquieti perfino
le doglie del mare!
È forse tuo il suo nome,
nudo come le acque
che s’incontrano e azzurro,
azzurro tra le labbra
di chi si chiama soltanto
nella carezza dei realizzanti baci?
Il mio desiderio
non è che il maturare
del desiderio tuo
quando desidera di desiderarci
vasto e ampio,
diffusamente noi,
acqua, terra, fuoco, aria,
viscere di un sentimento
in costante ascensione,
poiché dell’esistere
nel suo volerci dentro
non conosce altro elemento
che la parola.
La prima ultima,
a noi uguale,
e la non decifrata,
senza alcuna età,
che delicatissima
ci compenetra l’anima
nell’andirivieni della vita.
(21/07/2024)